Come la generazione degli anziani è passata dall’essere definita una risorsa all’attuale condizione di limite per il futuro delle società.
Un tempo gli anziani erano sinonimo di saggezza, esperienza, guida, tutela, garanzia, responsabilità, esempio. Oggi potremmo definirli solo un limite per le prospettive delle nuove generazioni. Con grande dolore dobbiamo constatare che sono stati posti in una condizione di totale gravame sul potenziale sociale contemporaneo. Da una lato perchè sono stati completamente espulsi dal contesto a causa dell’enorme gap tecnologico di cui sono vittime. Da un altro profilo perchè è stata allungata loro la vita in maniera artificiale grazie a pacchetti farmaceutici che ne hanno salvaguardato il benessere biologico ma non quello intellettuale, evidentemente solo a fini di puro business delle cause farmaceutiche, creando una mandria di inebetiti che ha sviluppato anche una profonda arroganza vedendosi non più in grado di svolgere nessuno dei ruoli in premessa. Ed infine la chimica ed artificiale longevità ha acuito gli effetti distorsivi di politiche pensionistiche estremamente favorevoli, spesso solo di portata elettoralistica, di cui nessuno aveva, 50 anni fa, previsto gli effetti depressivi sotto il profilo economico relativamente al perverso drenaggio di risorse per necessità del tutto improduttive. Ed in più, gli indici di natalità delle popolazioni originarie, del tutto negativi, creano volumi di risparmio inattivo, da accumulo pensionistico, che non sono neanche a beneficio verticale rispetto al mercato ed alle nuove generazioni. Quale soluzione? Il popolo dei pensionati dovrebbe essere trattato con presupposti “socialistici” cancellando ogni forma di privilegio economico oltre soglie economiche massime e minime reputabili, oggi, incomprensibili dove è assai frequente che la pensione media è più alta dello stipendio medio. Garantendo loro ampia dignità e liberando risorse per il merito delle popolazioni attive. Forse!